lunedì 11 novembre 2013

Perchè l'inglese è la lingua dell'Export?

Uno degli elementi fondamentali nella strada di sviluppo commerciale estero è la conoscenza approfondita della lingua inglese: anche se può sembrare un aspetto secondario rispetto alla realizzazione di un'apposita politica di visibilità online, o la predisposizione di una serie di servizi per l'internazionalizzazione, non bisogna dimenticare che una forte consocenza dell'inglese può garantire all'azienda un valore aggiunto di rilievo nel mantenimento di relazioni commerciali di interesse.
Perche` e` l'inglese la lingua dell'export?

Proprio la scarsa conoscenza della lingua propria del Paese di destinazione può infatti costituire uno dei principali vincoli per la crescita delle aziende italiane all'estero, spesso e volentieri abbattuto o aggirato attraverso la collaborazione di una esperta società di servizi per l'internazionalizzazione, con personale madrelingua.
Da questo punto di vista, appare di notevole interesse comprendere quale sia lo stato di "salute" dell'Italia in merito alla conoscenza fluente dell'inglese, e del suo utilizzo in ambito commerciale. Secondo quanto affermato da EF (Education First), l'Italia sarebbe solamente al 32mo posto nella lista dei principali 60 Paesi "conoscitori" dell'inglese come lingua straniera, collocandosi alle spalle della Russia, dell'Uruguay e dello Sri Lanka ma - magra consolazione - classificandosi davanti alla Francia (a sua volta fanalino di coda tra i Paesi europei).
 Al fine di comprendere se vi possa essere una correlazione diretta tra la conoscenza dell'inglese e la crescita economica, basti considerare come tutti i mercati che hanno investito in misura significativa sull'apprendimento dell'inglese sono anche coloro che hanno riscosso i maggiori risultati in termini di produzione interna lorda. A titolo di esempio, valga la pena ricordare gli impieghi profusi in Brasile, Russia, India e Cina nel corso degli ultimi anni, e quelli contemporanei di Malesia, Singapore, Corea del Sud, e ancora Indonesia e Vientma.

In ogni caso, se siete curiosi di sapere quali sono i Paesi con una migliore conoscenza dell'inglese, e capire dove si è classificata l'Italia in questa speciale classifica, qui trovate l'elenco completo:

1. Svezia
2. Norvegia
3. Olanda
4. Estonia
5. Danimarca
6. Austria
7. Finlandia
8. Polonia
9. Ungheria
10. Slovenia
11. Malesia
12. Singapore
13. Belgio
14. Germania
15. Lettonia
16. Svizzera
17. Portogallo
18. Slovacchia
19. Argentina
20. Repubblica Ceca
21. India
22. Hong Kong SAR
23. Spagna
24. Corea del Sud
25. Indonesia
26. Giappone
27. Ucraina
28. Vietnam
29. Uruguay
30. Sri Lanka
31. Russia
32. Italia
33. Taiwan
34. Cina
35. Francia
36. Emirati Arabi Uniti
37. Costa Rica
38. Brasile
39. Perù
40. Messico
41. Turchia
42. Iran
43. Egitto
44. Cile
45. Marocco
46. Colombia
47. Kuwait
48. Ecuador
49. Venezuela
50. Giordania
51. Qatar
52. Guatemala
53. Salvador
54. Libia
55. Tailandia
56. Panamá
57. Kazakistan
58. Algeria
59. Arabia Saudita

60. Iraq

martedì 22 ottobre 2013

Stati Uniti - Unione Europea: verso accordo di libero scambio

Si chiama TTIP e potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione del commercio internazionale. Soprannominato come la "Nato del commercio", l'acronimo TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) cela il più importante accordo di libero scambio che Stati Uniti ed Unione Europea possono potenzialmente annoverare, e potrebbe condurre a un'accelerazione degli scambi intercontinentali nel corso dei prossimi anni, per la gioia delle imprese italiane, europee e americane.

Ma cosa prevede l'accordo di libero scambio Usa - Ue, e perchè queste negoziazioni potrebbero condurre alla già citata "rivoluzione" commerciale?
 Andando con ordine, possiamo ricordare come già oggi gli Stati Uniti siano il principale mercato per le esportazioni europee, con un valore attestato intorno ai 260 miliardi di euro (in altri termini, su 100 euro di prodotti esportati dall'Europa, 17 sono attribuibili al territorio a stelle e strisce). Di contro, le esportazioni americane nel vecchio Continente pesano per 184 miliardi di euro, contribuendo a generare un business complessivo che sfiora i 450 miliardi di euro.

Sulla base delle ricordate statistiche di partenza, si può cercare di ipotizzare quali potrebbero essere i risvolti positivi di un accordo che - ricordiamo - comprende la riduzione dei dazi su beni e servizi, e l'ottenimento di standard comuni per superare le barriere esistenti in materia di sicurezza, salute e ambiente. Stando agli auspici delle parti in causa, l'applicazione dell'accordo potrebbe provocare un incremento della Produzione Interna Lorda dell'Unione pari allo 0,5%, per equivalenti 120 miliardi di euro.

Stabilito quanto precede, si tratta tuttavia di superare gli ultimi ostacoli che si pongono nella strada verso la realizzazione dell'accordo. Tra i tanti, la necessità di sciogliere i nodi che ostacolano gli scambi tra le diverse sponde dell'Oceano Atlantico, come quelli relativi alla sicurezza dei prodotti alimentari (si pensi alle produzioni Ogm o alle normative sulle etichette), o ancora quelli relativi ai servizi pubblici. Comparti nei quali l'Unione si è detta impossibilitata ad accettare riduzioni nei livelli di qualità esistenti.

In ogni caso, secondo diverse opinioni delle parti protagoniste delle trattative, le negoziazioni TTIP dovrebbero giungere a conclusione già entro la fine del prossimo anno.

venerdì 18 ottobre 2013

Export Padova in crescita del 3,4%

Continuano ad essere estremamente positive le notizie sul commercio estero diramate dalla Confindustria di Padova. L'associazione degli industriali dell'area ha infatti "certificato" un ottimo risultato sul fronte dell'internazionalizzazione delle proprie imprese associate, sottolineando come nel corso dei primi sei mesi del 2013 il fatturato delle aziende che hanno commercializzato fuori confine sia cresciuto del 3,4%, ovvero il triplo rispetto alla dinamica della regione (1,1%).

Con tali prerogative, Padova si pone tra i punti di maggiore eccellenza nell'esportazione del Made in Italy, mostrando delle tendenze soddisfacenti sia sul fronte delle vendite comunitarie, che sul fronte degli scambi con l'extra Ue (Cina e mondo arabo in primis).
In maniera più dettagliata, Confindustria ricorda come nel corso del primo semestre l'export padovano verso la Cina sia cresciuto del 24,9%, con uno sviluppo di quasi 60 punti percentuali nel corso degli ultimi cinque anni (il fatturato complessivo è passato dai 94 milioni di euro del 2007 ai 150 milioni del 2012). Come già premesso, altrettanto soddisfacente è il trend assunto nei confronti dei Paesi arabi, con un incremento di quasi 30 punti percentuali per quanto concerne l'export negli Emirati Arabi Uniti, e del 55 per cento verso il Qatar.

Sullo spunto del boom del commercio estero in tali macrozone, la Confindustria ha predisposto una nuova giornata dell'internazionalizzazione per giovedì 24 ottobre, in replica di quanto già visto con successo per il 15 ottobre. Un'occasione sicuramente gradita, che potrà essere fruita da tutti gli operatori interessati a saperne di più sulle straordinarie opportunità che l'export può offrire alle imprese padovane e italiane.
Nella stessa giornata si terrà il seminario "La tutela del credito nei mercati internazionali", con inizio alle ore 9. Vi consigliamo di consultare il sito internet della Confindustria di Padova, all'indirizzo confindustria.pd.it, per ottenere maggiori dettagli sul programma.

Se volete rimanere aggiornati su informazioni e aggiornamenti nel mondo dell'Export non dimenticate di seguire su :Twitter Ego International (EgoInter).




lunedì 14 ottobre 2013

Mercato automotive: export unica ancora di salvezza

Il mercato auto italiano, e tutto il comparto automotive, vive uno stato di profonda e consolidata difficoltà. Così come avviene in altri settori industriali italiani, l'unica scialuppa di salvataggio sembra essere rappresentata dall'export, che nel primo semestre del 2013 ha "pesato" per 9,65 miliardi di euro, in linea con un 2012 che aveva invece fatto registrare una contrazione del 5,3 per cento rispetto al 2011. Proprio grazie alla tenuta dell'export, e a consumi in calo, la bilancia commerciale rimane positiva per oltre 4 miliardi di euro.  

Ad essere convinto della validità del commercio estero quale principale determinante per lo sviluppo (o, in questa fase, sostentamento) dell'automotive tricolore, è Gianmarco Giorda, direttore dell'Anfia, l'Associazione nazionale della filiera automobilistica. Stando a quanto affermato al quotidiano Il Sole 24 Ore, Giorda ritiene che "l'auto non è il settore che sta meglio, visto che la produzione resterà anche quest'anno a livelli bassi, ma quello che dà fiato al sistema è l'export e i processi di internazionalizzazione".
Non è un caso che si stiano facendo sempre più frequenti e partecipate le occasioni di contatti organizzate dalle associazioni di settore in giro per il mondo. Giorda ricorda ancora come recentemente l'Anfia abbia accompagnato una decina di imprese della componentistica in Sud America e nelle altre parti del mondo, alla ricerca di partnership e investimenti, in un'ottica di internazionalizzazione e non di delocalizzazione.

Oltre alla spinta verso il commercio estero, a "pagare" è anche la scelta di concentrarsi su specifiche nicchie di mercato. È sempre Il Sole 24 Ore a riportare, come fattispecie di brillante esempio, la storia della IHI Charging Systems International, azienda specializzata nella proposizione di componentistica automotive per auto di elevata fascia (come Ferrari o Maserati). Stando alla dirigenza dell'azienda - che ha in Italia il proprio polo produttivo - la realizzazione di turbocompressori salirà a quota 1,4 milioni di unità nel 2013, per un volume più che doppio rispetto a quello di quattro anni fa, e grazie a una strategia di internazionalizzazione particolarmente accentuata. Tra gli altri esempi, il quotidiano cita ancora quello della piemontese Olsa, che ha una quota di export sul fatturato pari all'80%, e una focalizzazione su comparti Premium e mercati di maggiore attrattività e marginalità redditizia.


venerdì 11 ottobre 2013

Servizi per l'internazionalizzazione: come scegliere una nicchia


Le "nicchie" sono delle piccole parti di mercato - spesso molto specifiche e ristrette - che la concorrenza nazionale o internazionale non ha ancora raggiunto con efficacia, o che - più frequentemente - non ha ancora occupato in maniera rilevante. In altri termini, nella nicchia di mercato è possibile riscontrare una domanda ancora insoddisfatta, che le imprese italiane possono cercare e auspicare di coprire. Dalla breve introduzione di cui sopra emerge pertanto che una nicchia di mercato è un vero e proprio ambito approdo commerciale per tutti gli operatori: un approdo prolifico, ma non certo facile da conquistare.


Oltre alla difficoltà di individuare e gestire l'approccio a una nicchia di mercato, spesso le stesse nicchie riservano dei costi di accesso talmente elevati da sminuire in maniera parziale o complessiva la redditività dell'impresa.
Insomma, per quanto possano essere interessanti, approcciare a una nicchia di mercato, specie se internazionale, è tutt'altro che semplice. Per tale motivo è bene rivolgersi a consulenti esperti nei servizi per l'internazionalizzazione, che possano guidare l'impresa attraverso le tre principali fasi di penetrazione e di sviluppo all'interno della nicchia.
La prima delle tre fasi è tradizionalmente individuabile nella necessità di riunire tutti i bisogni in un'unica grande fascia di domanda. A sua volta, il servizio di consulenza dovrà verificare che la domanda di quella nicchia non è adeguatamente soddisfatta, o è soddisfatta solo in maniera disorganizzata e/o parziale.
In secondo luogo, un buon consulente per l'internazionalizzazione cercherà di capire in che modo poter soddisfare al meglio le esigenze di quella nicchia, con che combinazione di prodotto / mercato, con quali canali di distribuzione, e con quali strategie di promozione. Infine, seguirà l'ultima fase, quella del test, nella quale il consulente per l'internazionalizzazione ipotizzerà nel concreto lo svolgimento di una fase di esportazione commerciale nella stessa nicchia, propedeutica al lancio in grande stile delle operazioni internazionali.