lunedì 14 ottobre 2013

Mercato automotive: export unica ancora di salvezza

Il mercato auto italiano, e tutto il comparto automotive, vive uno stato di profonda e consolidata difficoltà. Così come avviene in altri settori industriali italiani, l'unica scialuppa di salvataggio sembra essere rappresentata dall'export, che nel primo semestre del 2013 ha "pesato" per 9,65 miliardi di euro, in linea con un 2012 che aveva invece fatto registrare una contrazione del 5,3 per cento rispetto al 2011. Proprio grazie alla tenuta dell'export, e a consumi in calo, la bilancia commerciale rimane positiva per oltre 4 miliardi di euro.  

Ad essere convinto della validità del commercio estero quale principale determinante per lo sviluppo (o, in questa fase, sostentamento) dell'automotive tricolore, è Gianmarco Giorda, direttore dell'Anfia, l'Associazione nazionale della filiera automobilistica. Stando a quanto affermato al quotidiano Il Sole 24 Ore, Giorda ritiene che "l'auto non è il settore che sta meglio, visto che la produzione resterà anche quest'anno a livelli bassi, ma quello che dà fiato al sistema è l'export e i processi di internazionalizzazione".
Non è un caso che si stiano facendo sempre più frequenti e partecipate le occasioni di contatti organizzate dalle associazioni di settore in giro per il mondo. Giorda ricorda ancora come recentemente l'Anfia abbia accompagnato una decina di imprese della componentistica in Sud America e nelle altre parti del mondo, alla ricerca di partnership e investimenti, in un'ottica di internazionalizzazione e non di delocalizzazione.

Oltre alla spinta verso il commercio estero, a "pagare" è anche la scelta di concentrarsi su specifiche nicchie di mercato. È sempre Il Sole 24 Ore a riportare, come fattispecie di brillante esempio, la storia della IHI Charging Systems International, azienda specializzata nella proposizione di componentistica automotive per auto di elevata fascia (come Ferrari o Maserati). Stando alla dirigenza dell'azienda - che ha in Italia il proprio polo produttivo - la realizzazione di turbocompressori salirà a quota 1,4 milioni di unità nel 2013, per un volume più che doppio rispetto a quello di quattro anni fa, e grazie a una strategia di internazionalizzazione particolarmente accentuata. Tra gli altri esempi, il quotidiano cita ancora quello della piemontese Olsa, che ha una quota di export sul fatturato pari all'80%, e una focalizzazione su comparti Premium e mercati di maggiore attrattività e marginalità redditizia.


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